Non so che viso avesse,
neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con
quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto
allora, di colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho
l'immagine sua:
gli eroi son tutti giovani
e belli,
gli eroi son tutti giovani
e belli,
gli eroi son tutti giovani
e belli...
Così cantava Guccini nel
1972.
Giovani e belli saranno per
sempre ricordati quei ragazzi, gli Invincibili, che si spensero sulla
collina di Superga, luogo di pellegrinaggio granata dal quel
maledetto 4 maggio del 1949.
Da lì si crea una cesura
nella storia del Torino, dagli anni della grandezza (il prima) agli
anni in cui si cerca di onorare quel passato glorioso (il dopo).
Un prima fatto di classe
sopraffina e tocchi gioiosi, i primi della classe, un dopo in cui la
classe viene spesso e volentieri superata dal cuore.
La formazione degli
Invincibili è uno sciogli-lingua da imparare a memoria,
Bacigalupo-Ballarin-Maroso-Grezar
(Martelli)-Rigamonti-Castigliano-Menti-Loik-Gabetto-Mazzola-Ossola.
La Storia del Torino da quel
giorno di maggio è costellata di tragedie sportive e soprattutto
umane.
La Farfalla Granata, Gigi
Meroni, morto colpito da un'automobile il 15 ottobre del 1967, lui
che aveva riportato la luce dove c'erano da diciotto anni quasi solo
ombre.
Il Capitano (Giorgio
Ferrini), disputò sedici campionati con la maglia granata addosso,
si ritirò dal calcio giocato alla fine della stagione 1974-75 e vide
l'anno seguente, da allenatore in seconda di Gigi Radice, la vittoria
dello scudetto lui che ci aveva provato a vincerlo per tutta la
carriera; morì di un aneurisma l'8 novembre 1976.
Una finale di Coppa Uefa
persa con l'Ajax tra il 29 aprile e il 13 maggio 1992.
Pareggio 2-2 all'andata a
Torino, 0-0 il ritorno ad Amsterdam con tre legni colpiti dai
giocatori in granata.
Una Storia costellata di
poche vittorie in cui allora ci si riconosce, con un senso di forte
appartenenza, anche solo per degli episodi significativi.
La Coppa Campioni 1976-77
vede la partecipazioni del Torino, fresco campione d'Italia, che agli
ottavi di finale deve scontrarsi con i tedeschi del Borussia
M'gladbach.
All'andata a Torino finisce
2-1 per i tedeschi, il ritorno viene rovinato da una conduzione
arbitrale ai limiti del farsesco.
Vengono espulsi prima
Caporale poi Zaccarelli ed infine il portiere Castellini ed è a
questo punto che la Storia granata entra in gioco.
L'allenatore Radice aveva
già compiuto l'unico cambio concesso e quindi in porta si dirige
Graziani che diventa un'insuperabile argine difronte alla piena
tedesca.
Con questo gesto Graziani,
detto Ciccio, si lega per sempre ai colori del Toro perché a tutti i
fedeli di questo bizzarro credo tornò alla mente ciò che fece il
Capitano degli Invincibili il 13 maggio del 1948 quando, con il
Torino in vantaggio per 2-1 contro il Genoa, venne espulso Bacigalupo
e Mazzola, non essendo previste sostituzioni, indossati i guanti si
calò alla perfezione nel ruolo di portiere salvando porta e
risultato.
La mitologia granata,
rimonte storiche come le tre reti fatte alla Juventus in uno storico
derby.
Correva l'anno 1983 e la
Juventus stava vincendo quel 27 marzo per due reti a zero, una
partita fino a quel momento dominata in lungo e in largo se non fosse
che con la storia non si scherza, il Toro quando vede bianco e nero
carica a testa bassa e riuscì grazie a Bonesso, Dossena e Torrisi a
compiere la memorabile rimonta in poco meno di tre minuti di gioco
effettivo.
Il Torino con le sue
disavventure (molte) e le sue gioie (poche) è l'esempio lampante e
più genuino di cosa possa essere il calcio, non riducibile a
ventidue uomini che rincorrono una sfera di cuoio.
Domenica 4 maggio 2014 gli
Invincibili sono stati onorati con una vittoria in casa del Chievo
che profuma di europa.
Poi la truppa granata con un
volo messo a disposizione dal presidente Cairo è tornata a Torino
per andare in pellegrinaggio come ogni anno in cima alla collina
maledetta che domina la città a perenne memoria di come il fato
possa colpire in qualsiasi momento e che il passato si può provare a
dimenticarlo ma comunque sarà sempre lì a ricordarci chi e cosa
siamo.
Un saluto a voi Invincibili
solo “il destino vi ha sconfitto” destinandovi all'immortalità
della memoria.
Chiudo citando Indro
Montanelli, Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi
crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è
soltanto “in trasferta”.
Giulio Achille Mignini.
Nessun commento:
Posta un commento