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mercoledì 7 maggio 2014

In memoria degli Invincibili

Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto allora, di colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho l'immagine sua:
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli...

Così cantava Guccini nel 1972.
Giovani e belli saranno per sempre ricordati quei ragazzi, gli Invincibili, che si spensero sulla collina di Superga, luogo di pellegrinaggio granata dal quel maledetto 4 maggio del 1949.

Da lì si crea una cesura nella storia del Torino, dagli anni della grandezza (il prima) agli anni in cui si cerca di onorare quel passato glorioso (il dopo).
Un prima fatto di classe sopraffina e tocchi gioiosi, i primi della classe, un dopo in cui la classe viene spesso e volentieri superata dal cuore.
La formazione degli Invincibili è uno sciogli-lingua da imparare a memoria, Bacigalupo-Ballarin-Maroso-Grezar (Martelli)-Rigamonti-Castigliano-Menti-Loik-Gabetto-Mazzola-Ossola.
La Storia del Torino da quel giorno di maggio è costellata di tragedie sportive e soprattutto umane.
La Farfalla Granata, Gigi Meroni, morto colpito da un'automobile il 15 ottobre del 1967, lui che aveva riportato la luce dove c'erano da diciotto anni quasi solo ombre.
Il Capitano (Giorgio Ferrini), disputò sedici campionati con la maglia granata addosso, si ritirò dal calcio giocato alla fine della stagione 1974-75 e vide l'anno seguente, da allenatore in seconda di Gigi Radice, la vittoria dello scudetto lui che ci aveva provato a vincerlo per tutta la carriera; morì di un aneurisma l'8 novembre 1976.
Una finale di Coppa Uefa persa con l'Ajax tra il 29 aprile e il 13 maggio 1992.
Pareggio 2-2 all'andata a Torino, 0-0 il ritorno ad Amsterdam con tre legni colpiti dai giocatori in granata.
Una Storia costellata di poche vittorie in cui allora ci si riconosce, con un senso di forte appartenenza, anche solo per degli episodi significativi.
La Coppa Campioni 1976-77 vede la partecipazioni del Torino, fresco campione d'Italia, che agli ottavi di finale deve scontrarsi con i tedeschi del Borussia M'gladbach.
All'andata a Torino finisce 2-1 per i tedeschi, il ritorno viene rovinato da una conduzione arbitrale ai limiti del farsesco.
Vengono espulsi prima Caporale poi Zaccarelli ed infine il portiere Castellini ed è a questo punto che la Storia granata entra in gioco.
L'allenatore Radice aveva già compiuto l'unico cambio concesso e quindi in porta si dirige Graziani che diventa un'insuperabile argine difronte alla piena tedesca.
Con questo gesto Graziani, detto Ciccio, si lega per sempre ai colori del Toro perché a tutti i fedeli di questo bizzarro credo tornò alla mente ciò che fece il Capitano degli Invincibili il 13 maggio del 1948 quando, con il Torino in vantaggio per 2-1 contro il Genoa, venne espulso Bacigalupo e Mazzola, non essendo previste sostituzioni, indossati i guanti si calò alla perfezione nel ruolo di portiere salvando porta e risultato.
La mitologia granata, rimonte storiche come le tre reti fatte alla Juventus in uno storico derby.
Correva l'anno 1983 e la Juventus stava vincendo quel 27 marzo per due reti a zero, una partita fino a quel momento dominata in lungo e in largo se non fosse che con la storia non si scherza, il Toro quando vede bianco e nero carica a testa bassa e riuscì grazie a Bonesso, Dossena e Torrisi a compiere la memorabile rimonta in poco meno di tre minuti di gioco effettivo.
Il Torino con le sue disavventure (molte) e le sue gioie (poche) è l'esempio lampante e più genuino di cosa possa essere il calcio, non riducibile a ventidue uomini che rincorrono una sfera di cuoio.
Domenica 4 maggio 2014 gli Invincibili sono stati onorati con una vittoria in casa del Chievo che profuma di europa.
Poi la truppa granata con un volo messo a disposizione dal presidente Cairo è tornata a Torino per andare in pellegrinaggio come ogni anno in cima alla collina maledetta che domina la città a perenne memoria di come il fato possa colpire in qualsiasi momento e che il passato si può provare a dimenticarlo ma comunque sarà sempre lì a ricordarci chi e cosa siamo.
Un saluto a voi Invincibili solo “il destino vi ha sconfitto” destinandovi all'immortalità della memoria.
Chiudo citando Indro Montanelli, Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”.


Giulio Achille Mignini.

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